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Arma dei Carabinieri - Comunicati

lunedì 28 luglio 2008

Nascita dell'Impero.... conquista di Etiopia

Il 3 ottobre 1935 100.000 soldati italiani ed un considerevole numero di Áscari, sotto il comando del maresciallo Emilio De Bono iniziarono ad avanzare dalle loro basi in Eritrea. Alla stessa data, un contingente comandato dal generale Rodolfo Graziani, mosse da sud, dalla Somalia Italiana. Il 6 ottobre venne occupata Adua, cittadina presso la quale gli italiani avevano subito una cocente sconfitta durante la campagna d'Africa Orientale. Il 15 ottobre venne occupata Axum, la capitale religiosa dell'Etiopia.

Attaccando il paese africano, che era membro della SdN, Mussolini aveva violato l'articolo XVI dell'organizzazione medesima: "se un membro della Lega ricorre alla guerra, infrangendo quanto stipulato negli articoli XII, XIII e XV, sarà giudicato ipso facto come se avesse commesso un atto di guerra contro tutti i membri della Lega, che qui prendono impegno di sottoporlo alla rottura immediata di tutte le relazioni commerciali e finanziarie, alla proibizioni di relazioni tra i cittadini propri e quelli della nazione che infrange il patto, e all'astensione di ogni relazione finanziaria, commerciale o personale tra i cittadini della nazione violatrice del patto e i cittadini di qualsiasi altro paese, membro della Lega o no".

Per questo motivo, la Società delle Nazioni, espressione principalmente della volontà della Francia e del Regno Unito (i due stati più forti ed influenti), condannò l'aggressione italiana il 7 ottobre e il 18 novembre l'Italia venne colpita dalle sanzioni economiche imposte dalla SdN (nonostante questa non le avesse applicate contro il Giappone nel 1931 in occasione dell'invasione della Manciuria e contro la Germania nel 1934 per la tentata annessione dell'Austria), approvate da 52 stati con i soli voti contrari di Austria, Ungheria e Albania. La Germania, comunque, era uscita dalla SdN nel 1933 (essendone stata membro solo dal 1926 al 1933), non rientrando nei termini dell'articolo XVI per l'anno 1934.

Le sanzioni risultarono inefficaci perché numerosi paesi, pur avendole votate ufficialmente, mantennero buoni rapporti coll'Italia, rifornendola di materie prime. Tra queste la Germania: di fatti, la guerra d'Etiopia rappresentò il primo punto di avvicinamento tra Mussolini ed Hitler.
Inoltre, le sanzioni non riguardarono materie di vitale importanza, come ad esempio il petrolio. Gran Bretagna e Francia argomentarono infatti che la mancata fornitura di petrolio all'Italia poteva essere facilmente aggirata ottenendo rifornimenti dagli Stati Uniti d'America, che non erano membri della Società stessa. Conseguentemente, il decreto delle sanzioni fu il risultato di un elaborato e controverso compromesso, noto come Patto Hoare-Laval.
Durante il corso della guerra e nell'immediata fase prebellica, le truppe etiopi vennero rifornite di armi e mezzi da alcune potenze europee, tra le quali Francia e Regno Unito, che fornirono anche ufficiali per istruire meglio le truppe del Negus, circa il doppio rispetto a quelle italiane.
Il 28 novembre De Bono venne sostituito dal generale Pietro Badoglio, dato che Mussolini riteneva troppo cauto nell'avanzata. La condotta della guerra ebbe un'accelerata col cambio della guardia al vertice del fronte nord, e con l'utilizzo di bombe contenenti il gas iprite, di cui sono un esempio le C500T, dove T era l'abbreviazione di 'Temporizzata': un meccanismo a spoletta le faceva esplodere in quota in modo che ne venisse aumentato il raggio d'azione. L'uso del gas si dovette all'uso dei proiettili Dum-dum da parte degli etiopi, parimenti proibiti dalle convenzioni internazionali.

Alla fine di gennaio 1936 le truppe di ras ras Cassa tentarono di sfondare il fronte italiano nel Tembien per prendere al rovescio le unità che occupavano Macallè, ma furono bloccate a passo Uarieu dalle forze della Legione 28 ottobre. Nel successivo marzo la controffensiva italiana arrivò alle rive del Lago Tana.
Le bombe all'iprite vennero utilizzate anche sul fronte sud al comando di Graziani; alcuni recenti studi riconducono in ultima analisi la responsabilità sull'uso di tali ordigni (vietati dalla convenzione di Ginevra del 1925) direttamente a Mussolini, che in diversi ordini telegrafati ai due comandanti al fronte ne avrebbe autorizzato l'uso in caso di necessità.[2] Pure i soldati abissini utilizzavano armi proibite, in modo particolare i proiettili esplosivi Dum-dum, anch'essi vietati dalla convenzione di Ginevra, che gli vennero forniti regolarmente dal Regno Unito e Svezia.

Il 29 marzo 1936 le forze di Graziani bombardarono la città di Harar e due giorni dopo le forze italiane vennero impegnate nel più significativo scontro contro le forze etiopiche: la battaglia di Macallè.
Il 31 marzo 1936 venne respinto un contrattacco di Haile Selassie nella Battaglia di Maychew.
Di fronte ad una situazione sempre più disperata, il 2 maggio Haile Selassie abbandonò la guida delle truppe etiopi e la capitale e fuggì in esilio col tesoro della corona. Il 5 maggio le truppe di Badoglio entrarono nella capitale Addis Abeba.
Il 7 maggio l'Italia annetté ufficialmente il Paese, e il 9 maggio, dal balcone di Palazzo Venezia, Mussolini annunciò la fine della guerra e proclamò la rinascita dell'impero (il Re d'Italia assume il titolo di imperatore d'Etiopia).

Mussolini stabilì che, nell'indicare la data sui documenti ufficiali e sui giornali, occorresse scrivere, accanto al conteggio degli anni a partire dalla nascita di Gesù, anche quello a cominciare dal 28 ottobre 1922 (tale disposizione era già in uso) affiancato da quello dalla fondazione dell'impero (ad esempio, il '36 era indicato come "anno 1936, XIV dell'Era Fascista, I dell'Impero").
Eritrea, Abissinia e Somalia Italiana vennero riunite sotto un unico Governatore, e il nuovo possedimento coloniale venne denominato Africa Orientale Italiana.
Il 4 luglio la SdN decretò terminata l'applicazione dell'articolo XVI e le sanzioni caddero il 15 dello stesso mese (l'unico stato che si oppose fu il Sudafrica, dove pure vigeva l'Apartheid contro la popolazione nera).

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