Il significato originario del saluto romano era molteplice, prevalendo quello augurale, con il quale si voleva trasmettere un influsso benefico dal salutante al salutato (la stessa etimologia di "saluto" discende da salus iuvare, augurare buona salute), ma può essere inteso anche come un gesto di pace per il fatto che si mostra il palmo della mano maestra vuoto e quindi inoffensivo. A quest'ultimo caso si potrebbe anche obiettare che nell'antica Roma la mano aperta simboleggiasse il gladio sguainato e quindi un gesto chiaramente offensivo.
Di sicuro, comunque, è un gesto che esprime simbolicamente un "dispiegamento di energia, volontà e forza", dunque considerato, per la sua virilità, adatto a rappresentare la forma di saluto ufficiale di un movimento come quello fascista.
Di sicuro, comunque, è un gesto che esprime simbolicamente un "dispiegamento di energia, volontà e forza", dunque considerato, per la sua virilità, adatto a rappresentare la forma di saluto ufficiale di un movimento come quello fascista.
Il saluto romano adottato dai fascisti è attestato da numerose raffigurazioni sia nel mondo romano che nel mondo greco. Un esempio è il rilievo funerario di un paraphylax, cioè un ufficiale dei Diogmitoi, un corpo di polizia paramilitare. Nel rilievo, rinvenuto vicino ad Efeso e risalente al II secolo, il defunto saluta il proprio superiore tendendo il braccio destro a 45 gradi in avanti, con il palmo aperto, quattro dita unite e il pollice staccato. Gesti simili, meno rigidi, si trovano raffigurati anche sulla Colonna Traiana (salutatio dei legionari all'imperatore) e nelle statue di alcuni imperatori come Augusto e la statua equestre di Marco Aurelio.
Il saluto romano moderno era stato usato in origine dai legionari fiumani, consistente nel presentare il pugnale sguainato, e si salda con la tradizione classica per la volontà fascista di rappresentare una continuità con Roma antica.
Il saluto romano moderno era stato usato in origine dai legionari fiumani, consistente nel presentare il pugnale sguainato, e si salda con la tradizione classica per la volontà fascista di rappresentare una continuità con Roma antica.
Nell'Italia fascista Achille Starace, segretario del PNF promosse una campagna a favore del saluto romano, affinché sostituisse completamente la stretta di mano ritenuta "borghese" e poco igienica. Nonostante quest'ultimo argomento potesse essere abbastanza convincente, la campagna non riuscì nel suo intento, e perfino i personaggi più in vista del Regime Fascista continuarono a salutare con strette di mano dopo aver porto il saluto romano di rito.
Il saluto romano è vietato in Italia dalla legge n. 645 del 20 giugno 1952 c.d. (Legge Scelba), recentemente aggiornata con la Legge n. 205 25 giugno 1993 c.d. (Legge Mancino), ma solo se compiuto con intento di "rivolgere la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o a compiere manifestazioni esteriori di carattere fascista" e può essere punito con la reclusione da sei mesi a due anni e con una multa.
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